Cronistoria
2005
2005 - Estemporanea di pittura "Vecchia Spezia" Calice al Cornoviglio
Omaggio a Pietro Rosa 16-10-2005
2014
Giuseppe Luigi Coluccia
LUCE E NATURA, E VISIONI DI LUNIGIANA
L'ARTISTA ROMANO DELSOLDATO
Non sembra uomo di ottant'anni.
Questo Romano Delsoldato ne manifesta dieci di meno, anche se gli anni non si nascondono. “Madre natura”, dice lui; e si sofferma sul volo di gabbiano, sulle onde che si infrangono agli scogli, le vele mobilissime, il viola del glicine, i papaveri accesi, le gialle ginestre, le rose, il vento tra le foglie, il mare, i prati verdi, il granoturco, il bambino che sorride, il cinguettante passero, le rosee nubi all'alba, l'arcobaleno. E la sua dichiarazione: “meravigliosa madre natura, ti inseguo senza mai raggiungerti. (Internet, Biografia).
Sono stato a casa sua (La Spezia – telefono 346 4732710).
Grande casa, alle pareti i dipinti di Romano, quasi un tappeto senza mai finire. Si è trasferito dal paese natio, Medesano (PR), alla Spezia all'età di tredici anni. E quindi ha lavorato alla Spezia, aderendo alla cittadinanza spezzina, ha messo su famiglia. Gli ultimi quarant'anni si è dedicato alla pittura, scoprendone fascino e incanto: le opere sono venute senza pensarci. A ritmo sempre intenso, le prime più cupe. Le più recenti, molto luminose, sul chiaro. Non sembrerebbe Romano un autodidatta, eppure è così, eccetto quella volta dell'Istituto “Vittorio Alfieri”, dove segue lezioni di disegno e pittura, a Firenze. Arcola, Portovenere, La Spezia, Il Magra, Tellaro, Riomaggiore, Santo Stefano Magra, Fiascherino, e altri borghi di Lunigiana hanno colpito l'artista, che ha espresso così la propria emozione. Da un quarantennio ha percorso il sentiero della pittura, dedicandosi con tutta la vita e le forze, scegliendo in pittura il suo maestro, Claude Monet(1840-1926), ma anche ispirandosi agli impressionisti maestri Paul Cézanne (1839-1906) e Pierre-Auguste Renoir(1841-1919), e altri.
Parigi è stata anche la sua città d'arte.
Città dello impressionismo, da cui ha ereditato immagini solari – come si sente dire in giro, en plein air - e visioni di bellezza, dove trovano spazio i sogni. Ascolto Romano, che mi parla del Louvre, il palazzo residenziale del re di Francia a Parigi, iniziato nel 1204, ampliato sotto Francesco I e Luigi XIV: nel 1703 è diventato il museo d'arte il più grande e il più ricco del mondo. Forse, da questo museo all'ombra dei grandi della pittura, Romano ha “inventato il suo mondo” naturale e naturalistico. E gli sono venuti riconoscimenti e premi a ogni svolta della esistenza. Il suo amore e attrazione alla pittura “impressionista” segna il ritorno al classico, alla luce del sole, in cui si mescolano acque e terre, colori e chiarità, oggetti silenziosi e paesaggi, angoli di incanto e vicoli di sogno, quasi un suo ribadimento che “alla natura si può sempre tornare, basta lasciarsi andare, non per possederla, ma per camminarle accanto”.
Gli impressionisti francesi hanno creato un rapporto alchemico per Romano.
In pittura è necessario tale rapporto, perchè l'arte, se non è alchimia in qualunque momento creativo, cessa il suo fascino. Gli ho fatto una domanda “inoppurtuna”: “scrive poesie”. A suo modo, l'artista spezzino ama la “poesia”, perchè fonte ispiratrice è la natura, la bellezza. Affermando di lui questa ispirazione, c' è sentimento lirico nei dipinti (paesaggi, nature silenti, fiori, acque, ecc.). E quando egli dice di aver esposto a Firenze, Bologna, Perugia, Parma, Messina, Milano, La Spezia, e altre città, afferma una grande verità dell'arte: i luoghi conservano il protagonismo dell'artista, per molto tempo, basta serbarne la memoria. Piace che tra gli amici, si muovano anche a Sarzana, persone che ammirano la pittura di Romano, come Giancarlo Cavazzuti . Tra gli amici, c'è Franco Ortis, colonna d'anni.
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Ora, vorrei dire qualcosa sugli 800 dipinti del pittore Delsoldato, selezionando molto.
Anzitutto da Il mio impressionismo (Messina, 9 ottobre 1980).
In una trentina di opere tradizionali, classiche, il prof. Giuseppe Sciarrone presenta l'artista Romano all'aria aperta, con fare naturalistico, con immediatezza, senza artificio. Ripetiamo lo sfondo: paesaggi, nature morte, coste e spiagge, acque di fiume e di mare, fiori, e altro che sia, agiscono sull'osservatore creando spazi simpatici e di presa immediata. Semplicità di toni, visione diretta dei luoghi, naturalezza fanno da cornice a questi dipinti che confermano la bravura dell'artista. Dovrei dire, in aggiunta, che il contatto di Romano con la natura gli consente di valorizzare la luce – quella solare – consentendo alle sue opere chiarità, e molte sfumature. Da questo impressionismo si ricavano colori reali, o come dice l'artista, “tratti dal vero”. E in nome di questa verità, mi permetto ancora di valutare questa pittura di livello tradizionale o classico.
Il fatto che ha venduto tanti dipinti, depone bene.
Attorno alle tre anime, mi esprimo così, cioè paesaggio, nature, e fiori, fluisce la pittura di Romano, il quale procede con molta semplicità, anche nell'impiego tecnico, perchè usa olio su tela (da definire a piacere, più spesso le dimensioni sono grandi). Web: www.romanodelsoldato.it, è il suo sito. Per la bibliografia, abbiamo alcuni suoi testi: Romano Delsoldato, Il mio paesaggio ovvero io dipingo così (dal 1975 al 2013) - Dipinti 1975-2005, Marzo 2006 - Il mio impressionismo. Selezione antologica di dipinti e disegni, 10 agosto 2011 - La realtà di oggi con l'impressionismo di ieri, numero unico, s.d., La Spezia.
Le mostre di Romano sono state frequenti e interessanti.
Purtroppo, oggi usa il bastone amico, e i gli anni sono tanti, vicino agli ottanta!
Farò ricorso ad alcune sue testimonianze, ma prima vorrei accennare ai premi.
Dal 1975 al 2009 Romano ha fatto pittura con ritmo intenso, e i premi gli sono venuti, insieme ai riconoscimenti e alla fama, inseparabile. Mostre e collettive sono state all'ordine del giorno a Firenze, La Spezia, Genova, Massa, Torbole sul Garda, Viareggio. Figura nel Bolaffi n° 10, nell'annuario Comanducci n° 10, nel dizionario Il Quadrato 1986, e nelle Aste Il Quadrato 1982.
Testimonianze di Romano.
Prendo dalla terza pubblicazione di Romano. E' un volume che raccoglie dipinti dal 1980 al 2011. Ben 700, sul Web (vd sopra). Si tratta di lavori, in particolare di disegni (alcuni ahimè, perduti!). Molti dipinti sono stati regalati, altri venduti. Ricorda la visita di Maria Questa nel 1977, cui chiede la possibilità di uno stile personale in pittura. Risposta all'artista di Maria Questa: “Caro, devi arrivare almeno a dipingere mille quadri, poi ti saprò dare una risposta”. La risposta non venne mai. Ma la frase è rimasta impressa.” Bella la Pieve di San Venerio (1980), cielo luminoso, campitura in basso in cui prevale l'ocra, colore apprezzabile, seducente. Fiori di montagna (1979), Natanti presso Bocca di Magra (1980), Mimosa in vaso (1982).
“Percorso sull'onda dei ricordi”, siamo nel Mio impressionismo...(p.25).
Con semplicità e con umiltà, sappiamo che Romano è nato a Medesano, a 19 km da Parma, il 16 gennaio 1934. Campo sportivo, più tardi. Suoi genitori, Luigi e Adriana. A tredici anni va a La Spezia. Dopo le scuole, ha fatto un concorso in cui si piazza al 13° posto, per l'assunzione di 20 allievi. E' entrato in fabbrica, ed è rimasto. Sposa Vilma, che gli dà due figli, Alessandra e Pier Luigi, di cui è orgoglioso. La passione per la pittura forse inizia nel 1973, e va avanti..
Romano inizia col disegno, prima di dipingere!
La prima mostra personale è del 5-17 febbraio 1977, nella quale egli presenta 42 dipinti, di
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cui 26 sono venduti (e altri regalati). La sua predisposizione al disegno ce l'ha nel sangue: “Ho disegnato a matita, con pastelli, a china, con pennarelli proprio per il piacere di realizzare qualcosa che mi desse una sensazione di piacere visivo. Molti di questi disegni o schizzi, purtroppo sono andati dispersi...”. Prova anche l'acquerello intorno ai 25 anni, per la bellezza e delicatezza insieme di questo genere, anche se questi esperimenti non sono del tutto confortanti. Van Gogh aveva anche lui inziato a dipingere, poi passa alla pittura in grande. Romano annota un pensiero di Camille Pissarro: “Bisogna dipingere in fretta, coprire tutta la tela con una prima stesura a pennellate rapide e toni più bassi, e poi ritornarvi sopra fino a quando si capisce che non c'è altro da mettere”. Pienamente d'accordo!
Il realismo classico di Romano merita un commento. Le immagini fluiscono da sé, spontanee, si tratti di paesaggi, di acque di mare e di fiumi, di fiori e nature “morte”. La sua attenzione va di preferenza alla luce naturale, in modo che i colori siano reali e concreti. E così che dipinge Delsoldato. Diamo qualche esempio: Interno di Santo Stefano (1983), Piante da frutta (1984), Barche a riposo (1984), Campo in fiore (1985), Ultimi giorni di marzo (1986). Il prof. Sciarrone, con garbo, accenna alla spiritualità di tanta pittura di Romano. La chiama “voce dell'anima”. E' vero che l'artista spezzino ha scelto a maestro Monet, ma dietro Monet c'è Gustave Courbet (1819-1877). Sono tutte e due ispiratori a Romano, proprio in fatto di “anima”. Uno prepara la pittura all'altro; e siamo in perfetto accordo con Romano nella scelta del maestro Monet. Solo sento lo imbarazzo della scelta, per cui ho solo segnato qualche spunto, modello, visione o sogno, che dir si voglia. Siamo o non siamo davanti a una pittura che raggiunge la bella cifra di 800 dipinti, senza contare quelli dispersi o introvabili (!).
Se penso al mare, devo stringere il pittore in un abbraccio.
E segnalo solamente Gladioli rossi, Vestito autunnale, Fiori di rapa, Arriva l'inverno, Sopra Piazza Brin, Vele, Montemarcello fra ulivi e rose...Comincio a vedere che questo fare pittura di Romano, come osserva Oreste Burroni, crea le atmosfere appropriate, e le pennellate sono decise, con accensioni qua e là, come in Frutti ottobrini, Porticciolo delle Grazie, Melograni, Paesaggio, e tante nature silenti, che il poeta Paolo Bassani chiama “verità”. E' ben detto quanto afferma Bassani, io aggiungo il “reale”, nella duplice funzione di anima e di senso. Quanto scrive Francesco Benedetto Rossi, fa parte intima di Romano che nella pittura avverte il senso della nostra umanità in quel colore sfavillante. E citiamo ancora: Veduta parziale del Golfo (2008), Tre catamarani alla fonda (2008), Due catamarani (2010), Giardino pubblico (2010). E riporto di Romano: “Mi domando che c'è di nuovo oggi da scoprire in pittura? Tutto è stato sperimentato, e ognuno realizza ciò che altri hanno fatto prima. Renoir diceva: “mi limito a fare ciò che altri hanno fatto meglio di me...”. Romano annota: “Qualche altro critico d'arte asserisce che la pittura figurativa, impressionista, è facile e semplice realizzazione. Anche su questa affermazione non sono perfettamente d'accordo. La bella pittura figurativa deve tener conto di tanti parametri e trasferirli sulla tela con maestria ed equilibrio: l'intonazione generale dei colori, la luce, le ombre, l'acqua, il fogliame, e non ultima, la prospettiva. Il tutto al fine di dare al soggetto ritratto una visione armonica e mai pesante”(p.179).
E prendo infine Il mio paesaggio ovvero io dipingo così (1975-2013).
Claude Monet (p. 31) è il suo maestro ispiratore.
Non c'è rischio di sbagliare nel dire che lo impressionismo francese è di casa per Romano. A esempio, faccio osservare Qualche angolo di casa (p.39), per chiarezza e concordia coi francesi, sebbene io dica che lo impressionismo di Romano ha anche radici italiane, se si considera bene, il suo sarebbe “neoimpressionismo”. Questa pittura “riposante”, come dice Graziella Carlini, fa parte di un discorso aperto già da me più sopra, in linea con il critico Giuseppe Sciarrone.
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Nel 2000, 5 febbraio, Franco Ortis scrive per Romano in mostra al “G.Fantoni di Lunigiana”: “Delsoldato è un impressionista ed è difficile cambiare, cercare quelle nuove vie che sono il Cubismo, l'Astrattismo, Informale, l'Arte Pop ecc., insomma quei sacri legami dell'arte del mondo moderno prima, e ora contemporanei. La città è piuttosto silente oggi, martedì 15 febbraio in Piazza Brin, ed una causa di ciò è lo sciopero dei mezzi pubblici, anche se qui passano soltanto gli autobus che provengono da Pegazzano e da Rebocco, e quindi se c'è rumore, c'è, ma trattenuto” (p.43). E aggiunge Ortis: “Il lavoro del pittore non è certamente visitato dalla noia, da una sequenza accattivante dei valori umani. Questi quadri di Delsoldato con i colori cupi di ombre e di rasserenanti solazioni, innescano delicati trapassi cromatici, individuano una sensibilità di osservazione e una natura, divinica poetizzazione. Non c'è intenzione metafisica, c'è individuazione di purezza formale con la quale il misterioso della natura effonde il suo tessuto cromatico...Un lieto vibrare di atmosfere, un quid emotivo sospeso su degli orizzonti, in assoluta libertà che si estende in semplicità”(46).
Romano parla di paesaggi visti alla Tv.
Vorrebbe essere in quei posti. Vorrebbe...E' sempre a cercare motivi validi pittoricamente. Dice: “Quando a Claude Monet gli venne rivolta la richiesta di quali colori usasse per i dipinti, egli più o meno rispose così: 'in fondo non è molto importante quali colori uso, tuttavia i colori che uso, sono il bianco, il giallo cadmio, il vermiglio, il rosso cupo, il blu cobalto e il verde smeraldo'.”. Verrebbe qualche selezione dei dipinti: Campi di grano sul Fiume Magra e Interno di Ripalta (1980), Figura (1974), Bozzetto (1976), Autunno (1975), Viso di Gesù morente (1974), Albiano Magra (1976), Omaggio a Ernest Heminguay (1976), Veduta di Deggiano (TN) (1977), e via dicendo. E più si approfondisce questa pittura, i colori primari e secondari – espressione dell'artista – più è difficile poi distaccarsene. E' che agisce nei dipinti una magia, traducibile nell'incanto, quasi estasi di natura ed estetica. La festa dei colori o cromatica agisce in profondità anzitutto in Romano che vede la natura e la imita, con semplicità e candore, come fosse un piccolo dio in arte, o semplicemente un “maestro”, capace di unire senso e diletto d'immagine, di visione, quasi sognando nei particolari del reale. Così, scorrendo il volume Il mio paesaggio (2013), c'è sfavillante cromatismo che opera dentro la luce e le ombre, sempre lievi, quasi immaginando con il pittore maestro. Volevo impiegare il termine maestro sin dall'inizio, ma è tempo di applicare a Romano il titolo di “maestro”. Il volume citato poco fa, procede fitto e zeppo di dipinti, alcuni della prima forma, altri più recenti, da Vicolo a Filettino, al Parco di Bottagna, a Veduta di Rigoso, Case a Montale (Podenzana), Fiori di montagna, Pontile con Barche e Barche sul Magra, Pieve di Marinasco, Ingresso a Trebiano, Omaggio a Carlo Carrà, Interno a Vezzano Ligure, Omaggio a Claude Monet, Colle di Venezia, Pontili, Glicini, Ponte a Ceparana, Mimosa su fondo nero, Pompei Forno e macine, San Terenzo, Girasoli, Il Signor Malmassari, Baia di Fiascherino, Omaggio a Claude Monet, ecc. Vorrei fissare questo pensiero di Romano, verso la fine: “Con questi colori costituiti dai primari e da questi secondari, si possono ottenere diverse tonalità. In teoria è così. In pratica è estremamente difficile ottenere ciò che si desidera. Intendo dire che le sfumature della natura sono variegate e multiformi, per cui solo i maestri possono interpretare con questi colori ciò che la loro sensibilità artistica li porta a concludere una opera. Poi, ho qualche dubbio che anche loro usino solo questi colori...”.
L'ultimo dipinto di Romano è Vaso di fiori (settembre 2013).
Ma la raccolta non è completa, vuole solo essere una rassegna di quadri. Senza che si ponga fine alla pittura.
Valutazione critica, la mia.
Dal realismo tradizionale, classico, il (neo)impressionista Romano Delsoldato, sulle orme
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del maestro Claude Monet e di Courbet – e dai molti impressionisti francesi (e italiani) ha realizzato un percorso in pittura, in cui alla sua maniera e con semplicità inneggia alla luce e alla chiarità, servendosi assai spesso dell'ombra. Tuttavia egli procede immaginando e sognando una realtà dove senso e anima fanno da schermo a un maestro, diventato - dopo molto lavoro - l' “archivio di Lunigiana”.
Complimenti e auguri.
Sarzana, 9 settembre 2014.
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2015
UNA TAVOLOZZA VIVA, SOLARE E LIETA
E’ probabile che ripeterò un pensiero già espresso da altri nel dire di sentirmi particolarmente vicino alla pittura di Romano Delsoldato, capace di privilegiare la natura con tutte le sue verità. Il suo mondo, peraltro, sprigiona un fluente respiro poetico, associato a una tavolozza viva, solare e lieta, che ci fa assaporare la bellezza che ci circonda. Il pittore, infatti, ci esorta a cogliere non frettolosamente la ricca orchestrazione di colori appartenente a paesaggi più o meno vasti, che si propongono al nostro sguardo. Ammirando i suoi dipinti, sempre ben curati e tanto fedeli a un consolidato impianto compositivo, si percepisce come egli possieda una capacità di osservazione non improvvisata e un’intima conoscenza di quanto trasferisce amabilmente e gioiosamente sulla tela. Inoltre grazie alla sua competenza tecnica di tutto riguardo, il pittore rende al meglio la spazialità di vedute a lui tanto care, rivendicandone il clima sereno o malinconico, generato da effetti di luce, che, talvolta, sembrano accarezzare cielo, campi, boschi, alberi e fiori.
Mi è spontaneo richiamare l’en plein air degli insuperabili pittori impressionisti francesi, inizialmente accolti con pesanti insulti e protagonisti poi di una travolgente rivoluzione immortalata nella storia dell’arte, in quanto capaci di fissare con magistrali e mai eccessivi tocchi di colore altrettanti mutamenti atmosferici. A Delsoldato, anche per i proficui decenni dedicati alla pittura, va accreditata una vera e propria cultura del paesaggio, sviluppata di volta in volta con esemplare coerenza nel prediligere una speciale narrazione pittorica che sgorga dal cuore di innumerevoli immagini dipinte con sentimenti non effimeri. Questa è la sua pittura. Senza artifizi ci accompagna su visioni talora famigliari, interpretate con avvertibile immediatezza e soprattutto con gradazioni chiare, conseguendo una sensazione di completezza, di quiete e di eterno.
Ho accennato rapidamente all’afflato lirico non estraneo all’esperienza artistica di Delsoldato, profondamente affine al già citato capitolo impressionista, incontrato sin all’origine della sua vocazione e mai violato lungo i non pochi anni di stimata attività. Su quella strada si sono riversati pensieri ed emozioni, ricavandone stimoli ispirativi che a tutt’oggi non si sono usurati. In tal modo ha saputo indossare anch’egli l’abito del poeta pittore ma, parafrasando Ardengo Soffici, non ha “posato parole” bensì “colori per vedere il mondo spiegarsi nel suo splendore”.
Aprile 2015 Valerio P. Cremolini